Quell’estate da non dimenticare
Ricordo nitidamente l’anno 1980, io avevo 18 anni e, ero considerato da tutti gli amici grand, gross e ciula in dialetto milanese. Grand perché ero (e sono) alto 1.80, gross perché, essendo uno sportivo del nuoto, avevo un fisico asciutto e muscoloso e ciula non perché fesso, ma un po’ timido e introverso.
Anche per quell’anno, in agosto, mio padre prenotò nel solito albergo di Gatteo a mare a Cesenatico per tutto il mese (eravamo famiglia piuttosto benestante).
Quindi mio padre accompagnò me e mia madre all’albergo e se ne torno in città in attesa delle sue ferie.
Appena arrivato venni a sapere, con dispiacere, che molti ragazzi della mia compagnia del mare non sarebbero venuti quell’anno e i presenti non erano proprio i miei preferiti.
Conoscendo la mia difficoltà nell’instaurare nuovi rapporti sociali, mi vedevo già condannato ad una vacanza di merda. Per fortuna mi piaceva molto leggere e mi ero portato molti libri che da tempo aspettavano la mia lettura.
Dopo pochi giorni dal nostro arrivo io e mia madre notammo al ristorante del piano terra dell’albergo, una giovane signora che pranzava da sola sempre allo stesso tavolo.
La stessa signora la ritrovò mia madre il pomeriggio nell’ombrellone accanto al nostro nella spiaggia privata dell’albergo.
Mia madre, che era una donna a quel tempo giovane (38 anni), era simpaticissima, solare ed espansiva ed in un solo pomeriggio riusciva a sapere di una persona vita, morte e miracoli; tutto l’opposte di me.
Prima di scendere per cenare, mia madre mi disse che con noi, quella sera, avrebbe mangiato una persona e di non fare il musone e che poi mi avrebbe raccontato.
Ero un po’ intimorito e quasi avrei preferito rimanere in camera, ma poi decisi di scendere.
Fu così che al nostro tavolo si sedette anche Chiara che per me era una signora, vista la differenza di età.
Era effettivamente molto bella, bionda con occhi azzurri, anche se in quel momento non detti molto importanza alle sue caratteristiche fisiche.
Lei e mia madre presero a chiacchierare intensamente, ma ben presto mi coinvolsero, soprattutto la signora Chiara riuscì a coinvolgermi rimuovendo quella mia corazza di timidezza e diffidenza.
Mi trovai subito bene e le chiacchiere continuarono fin nel dopo cena, io mi sentivo sempre più a mio agio.
Afine serata, prima di andare nella mia stanza (papà prenotava sempre una doppia e una singola), mia madre mi raccontò che Chiara aveva 29 anni, insegnava lettere in un liceo ed era già vedova da due anni, suo marito era morto in un incidente e ancora non aveva elaborato completamente il suo grave lutto.
Praticamente da quella sera tutte le giornate le passavamo insieme e Chiara, con il suo modo di fare era riuscita a sciogliermi, con lei parlavamo di tutto, soprattutto di letteratura; lei mi consigliava libri e mi spiegava testi che a me erano parsi ostici.
Mi chiedeva della mia vita e dei miei sogni, le aspettative per il futuro.
Mia madre mi disse che non mi aveva mai visto chiacchierare tanto ed essere cosi rilassato e socievole; io in effetti con Chiara mi sentivo a mio agio, c’era molto feeling però per me era comunque una donna adulta (in fondo aveva pochi anni meno di mia madre), e anche se mi piaceva molto da un punto di vista fisico non avevo fatto nessun tipo di pensiero.
A quei tempi ero abbastanza ingenuo anche da quel punto di vista degli interessi sessuali, qualche bacio alle mie coetanee, ma niente di più.
Una sera, dopo cena, mentre si chiacchierava seduti fuori dell’albergo, mi accorsi che Chiara era molto silenziosa e triste e nonostante gli sforzi di mia madre a farla divertire, era sul punto di piangere. Ad un tratto si alzò e scusandosi, si incamminò verso la spiaggia. Mia madre mi invogliò a non lasciarla sola, perché si vedeva che soffriva nei suoi pensieri.
Io balbettai perché non sapevo cosa fare, cosa dirle per consolarla, ma lei insistette e io andai.
La segui con lo sguardo e la vidi sedersi su un moscone in riva al mare; stava piangendo, così mi avvicinai e le porsi il mio fazzoletto. Mi guardò con un cenno di ringraziamento.
Rimasi lì in silenzio per un po’ poi timidamente le chiesi se potevo sedermi.
Mi guardò di nuovo, fece un leggero sorriso e acconsentì.
Dopo un po’ di silenzio, incominciai a parlare e feci forse il discorso più lungo della mia vita, non mi ricordo tutto, ma in pratica le dissi che era la donna più bella ed intelligente che avessi mai incontrato, che era giovane e non era giusto che continuasse a lacerarsi nel lutto… che aveva tanto da dare e ricevere.
Lei mi guardava seria e ascoltava attenta quelle mie parole. Quando mi zittii e capì che avevo detto tutto quello che mi sentivo dentro, lei mi mise una mano sui capelli e mi tirò a sè con un leggero bacio sulle labbra.
Si scostò e mi ringraziò, ma poi mi tirò di nuovo verso di sè per un nuovo bacio, sentii la sua lingua aprirmi la bocca e cercare la mia lingua mentre la sua mano premeva forte sulla mia nuca.
Rimasi quasi interdetto per un attimo, poi risposi al suo bacio che sembrava non finire mai.
Poi si staccò , mi sorrise e disse “è meglio che andiamo”. In quel momento di accorsi di avere un’erezione incredibile e feci di tutto per nasconderlo.
Mi prese sottobraccio e ci avviammo verso le cabine del bagno per poi prendere la strada dell’albergo. Arrivati in un angolo buio della struttura feci una cosa che mai avrei pensato di poter fare: mi fermai, la girai verso di me, la guardai negli occhi e avvicinai io le sue labbra. Fu un lungo bacio, ma questa volta la strinsi a me, con tutta la mia erezione verso la sua pancia. Poi si staccò mi fece un leggero sorriso e disse “si è meglio andare a dormire”.
Arrivati in albergo mi diede una leggera carezza sul viso e disse “buona notte, a domani”.
Arrivato in camera ero stordito ed eccitato e passai una notte agitata sognando forse di lei non ricordo, ma con l’evidenza di essere venuto durante la notte.
Al mattino mia madre mi chiese cosa fosse successo, rimasi sul vago dicendo solo che avevamo chiacchierato.
Mi chiedevo come si sarebbe comportata poi in spiaggia, ma Chiara era assolutamente normale. Mia madre mi confermò che in fondo per Chiara era stata solo un po’ di tristezza passeggera.
Quella mattina arrivò anche mio padre per fare le sue vacanze, Chiara molto educatamente, visto che oramai mangiava sempre insieme a noi, disse che sarebbe tornata a mangiare al suo tavolo, ma mio padre non volle assolutamente (e io ne rimasi contentissimo).
Finito il pranzo, tutti ci ritirammo per il sonnellino pomeridiano; io di solito io prendevo un libro e mi sedevo all’ombra della veranda del bagno che dà sulla spiaggia. Arrivato però in camera, preso il libro, ero piuttosto agitato, quanto successo la sera mi turbava ancora, poi l’atteggiamento di Chiara quella mattina mi lasciava perplesso, volevo parlarle, ma avevo paura di fare una figura da cretino.
Presi allora il libro e decisi di lasciare perdere. Arrivato alla porta dell’albergo mi fermai con il cervello in tilt, mi guardai intorno, non c’era nessuno, mi avviai sulle scale e andai al piano di Chiara. Davanti alla sua porta esitai per un po’, ma poi bussai, dopo un po’ si aprii un po’ la porta e il viso di Chiara fece capolino.
Ci guardammo per un lungo momento in silenzio, Chiara molto seria, nella mia testa continuavo a darmi dello scemo, stavo per dire “scusami” e andarmene quando aprii la porta completamente per farmi entrare. Chiuse la porta e si girò. Lei continuava a guardarmi seria senza dire nulla.
La trovai bellissima, aveva addosso solo una camiciola e gli slip da bagno. Segui il mio istinto, le misi una mano dietro la testa e la tirai a me, mi piegai e appogiai le mie labbra aperte sulle sue e le leccai le labbra. Le sue rimasero chiuse per un attimo poi le apri e fu un bacio profondo.
Avevo un desiderio profondo di toccarla e le appoggiai una mano sul seno e strinsi leggermente sentendo che sotto era nuda, mi staccai e presi a sbottonare la camicia. Chiara aveva gli occhi aperti e mi guardava senza dire una parola.
Ripensandoci, timido come ero, ancora non so spiegarmi come feci, probabilmente fu l’istinto.
Le tolsi la camicia e la guardai affascinato: due seni belli ma non grossi, le punte rosate e dritte, la pancia piatta… Chiara continuava a guardarmi senza dire una parola, le accarezzai delicatamente i seni e poi, non sapendo che altro fare, mi chinai prendendo in bocca un capezzolo, succhiando e leccandolo.
Solo allora chiuse gli occhi e sentii il suo respiro farsi più accelerato. Essendo più alto ero tutto storto, per cui delicatamente la spinsi verso il letto facendola sdraiare supina.
La baciavo sulle labbra e sul collo e le succhiavo i capezzoli, sentivo il suo respiro farsi sempre più affannoso.
Visto che altro non sapevo fare, mi prese la testa tra le mani muovendola dove voleva essere baciata e dopo un lungo bacio in bocca mi spinse verso il basso.
Preso dalla frenesia le sfilai gli slip: una peluria dorata le ricopriva il ventre e le labbra della vagina erano leggermente aperte e lucide.
Lei mi spinse tra le sue gambe spalancate, avvicinai il viso al suo ventre e sentii per la prima volta l’odore del sesso.
Con la mia testa tra le sue mani, mi guidò dolcemente nel baciarla e leccarla con la voce un po’ affannata. Capii anche che il punto che più le piaceva era quando leccavo qella piccola escrescenza indurita tra le labbra della vagina.
Il respiro suo era sempre più affannoso sino a che un brivido la scosse tutta mi disse “basta, basta, fermati”.
Rimanendo tra le sue gambe le guardai la vagina: lucida di umori e semi aperta. Poi guardai lei, aveva gli occhi chiusi e il corpo rilassato, i seni con i capezzoli turgidi che si alzavano e si abbassavano con il respiro.
Con un dito le accarezzai delicatamente l’interno della vagina e come le toccai il clitoride ebbe un brivido in tutto il corpo. Ripresi a leccarla delicatamente e in breve ebbe un nuovo orgasmo ancora più intenso.
Non sapendo cosa fare rimasi inginocchiato tra le sue gambe. Dopo pochi minuti aprii gli occhi, aveva uno sguardo liquido, si tiro su a sedere, mi accarezzò sui capelli e mi disse “alzati”. Mi prese gli slip e li abbassò.
Avevo una forte erezione e la cosa mi imbarazzò parecchio. Con la mano sul sedere mi spinse tra le sue gambe e sempre guardandomi negli occhi prese ad accarezzarmi i testicoli e poi a mastrurbarmi molto lentamente. Non ci misi molto a venire con un gemito e molti brividi.
Si fece venire addosso, con lo sperma che le colava sui seni, spremendomi il pene sino a che non smise di gocciolare. Poi appoggiò la guancia sulla mia pancia e me la baciò.
Dopo poco si alzò, andò in bagno e tornò con un asciugamano. Io ero fermo in piedi vicino al letto. Si pulì e poi mi pulì il pene, mi sfilò la maglietta e mi abbracciò. Andai in bagno e quando tornai nella stanza Chiara era nel letto, sdraiata su un fianco, coperta dal lenzuolo. Mi sdraiai contro la sua schiena aderendo al suo corpo caldo abbracciandola.
Mi assopii non so per quanto poi di colpo mi risvegliai ritrovandomi spalmato contro il suo corpo. Il suo calore e vederla nuda di schiena mi eccitò, incomincia a baciarla sul collo e sulle spalle e con la mano presi ad accarezzarla sul seno e sulla pancia e poi le cercai il sesso.
Lei aprii le gambe e con la sua mano sulla mia mi guidò nel masturbarla: capii come toccarla e come penetrarla delicatamente. Sotto le dita sentivo come si bagnava. Mi tolse la mano, si sollevò e mi spinse a sdraiarmi supino. Era esperta e mi manovrava come un bambolotto.
Mi ricordo che ero come estraniato, come se non fossi io lì sdraiato sul letto, l’eccitazione mentale era sparita, ma il mio pene era rigido.
Si mise cavalcioni sulle mie gambe, prese il pene con una mano e se lo introdusse scivolando sino in fondo. Aveva gli occhi chiusi e le labbra aperte.
Poi prese a muoversi con le mani appoggiate al mio petto prima lentamente poi sempre più velocemente e a un tratto “non venire, non venire, non venire, aspettami” e a crollare sul mio petto con un sospiro.
Io ero rigido, immobile, assolutamente presente, presi ad accarezzarla sulla schiena, giù sino alle natiche e con un dito le sfiorai l’ano e poi più sotto seguendo il contorno del suo sesso ancora pieno del mio pene ancora in piena erezione.
Sotto il mio tocco riapri gli occhi, con lo sguardo liquido che sembrava neanche vedermi. Mosse il corpo per sfilarsi e guardando in basso vide la mia erezione. Si sdraiò in basso sulle mie gambe, prese il pene con una mano, avvicinò il viso e tirando fuori la lingua prese a leccarlo lentamente per poi prenderlo in bocca e succhiarlo.
Fu in quel momento che il mio cervello si ricollegò: vederla con il mio uccello in bocca, sentire il calore delle sue labbra e sentire il rumore del suo succhiamento mi fecero partire, chiusi gli occhi e assaporai il primo pompino della mia vita.
Un attimo prima di venire la guardai e capii che mi stava facendo venire nella sua bocca succhiando il mio sperma sino all’ultima goccia.
Completamente stordito mi assopii di nuovo. Quando mi ripresi ero solo, Chiara era uscita. Andai in spiaggia e la trovai che chiacchierava con i miei genitori. Mi salutò come se nulla fosse.
Imbarazzatissimo mi infilai in acqua e feci una lunghissima nuotata. Anche la sera a cena Chiara era normalissima, come se nulla fosse successo.
La mia notte fu agitatissima, non vedevo l’ora che spuntasse di nuovo il giorno per rivedere Chiara e ripetere quella bellissima esperienza sessuale.
Ma il mattino dopo Chiara se ne era andata, non ho più saputo nulla di lei.
Da: I racconti dei lettori – Andrea
Esperienza e avventura fantastica ma non averla più vista deve essere stata dura, io l’avrei cercata anche in capo al mondo.