Quando Samantha mi propose quella gita in barca, come quando eravamo piccole, avevo creduto che fosse un’idea stupida o quantomeno da bambini.
Mi sembrava una cosa innocente, ma anche romantica che non poteva certo riguardare due amiche che, come me e lei, stavano appiccicate sin da piccole. Una cosa che avevo potuto apprezzare fin da subito di Samantha era che con lei non mi sarei mai annoiata: così accettai.

Il lago in cui si noleggiavano le barche era molto grande, c’erano degli anfratti nascosti dalle piante e altre zone più aperte.
Stranamente, in modo istintivo, noi puntammo subito a quelle parti più nascoste. Samantha infatti ad un certo punto smise di remare…

… presto ci fermammo e ci facemmo trasportare dalla corrente, mentre lei rimetteva i remi in barca.

Cominciò a fissarmi con uno strano sorriso sulle labbra.
– Che cos’hai da sorridere? – le chiesi.
– Sei molto bella Eva… – mi disse poi, ed io mi sentii un po’ a disagio. Ero abituata a reciproci complimenti con lei ma lì, in un posto che mi sembrava irraggiungibile per chiunque tranne che per noi due, mi parve di sciogliermi.

Fu in quell’attimo che mi accorsi che il rapporto con Samantha, che solo un anno della mia vita non frequentai a causa del mio lavoro in Asia, per me contava davvero.
Dopo un attimo di esitazione lei mi attirò a sè e cominciò a sfilarmi la gonna nera a pieghe e gli slip di pizzo rosso. Restai in camicetta, slacciata quanto bastava perchè lei potesse intravedere i miei capezzoli dal reggiseno, ahimè, troppo succinto.

In adolescenza per giorni avevo sognato che lei si avvicinasse a me con quello sguardo carico di passione.
Cominciò ad accarezzarmi piano, massaggiandomi le cosce, premendo, facendomi un misto di dolore e piacere. Con quel suo tocco salì su, i fianchi, i glutei… fino al centro della mia femminilità.
Nelle sue mani mi rilassai completamente e a poco a poco la sentii su di me, il suo petto contro il mio petto, le sue gambe sulle mie. Mi sentivo pressata dal suo peso, ma questo, anzichè infastidirmi, mi eccitava.

E poi successe: estrasse un dildo dalla borsa ed entrò dentro di me, provocandomi un piacere a ondate che ogni volta mi faceva spezzare il respiro. All’inizio sentii dolore, non ero abituata a forme maschili, ma il dolore presto sparì e, conquistata da ciò che aveva pianificato, mi abbandonai al puro piacere. I suoi movimenti erano profondi e ritmici.

Guardai il suo corpo attraverso il succinto vestitino: gambe lunghe, molto lisce, aperte. Non portava nulla sotto ed aveva una gran bella figa perfettamente depilata. Spalle larghe ma esili, sostenevano le piccole bretelle del vestito dalla scollatura non molto profonda. Capelli mori, lisci, lunghi fino alle spalle, la frangia dritta sovrastava due enormi occhi da cerbiatta che mi intrigavano, mi fissavano. Poco più giù del nasino alla francese un sorriso di sbieco, che pareva più un ghigno malizioso, completava quella porca figura.
Mi sentivo molto bagnata.
Il pensiero che questo momento sarebbe vissuto in me per sempre placò ogni ansia quando, due giorni dopo, ripartii per l’Asia.

Fleur de lis