Mi secca, ma devo ammetterlo. Il tuo atteggiamento mi infastidisce molto.
Le nostre case hanno una finestra che si affaccia una sull’altra. La mia stanza da letto guarda il tuo salotto e la mia finestra è spesso spalancata (specie quando fà caldo).
Io in casa amo stare a piedi nudi e poco vestita, ma non mi disturba essere guardata, anzi regalo volentieri una bella visione poco pudica a chi lo desidera.

Poi di te, so solo che sei un tipo strano che lavori tra Milano e Los Angeles. Mi accorgo di te quando torni dagli States per i tuoi jet lags che ti portano a stare sveglio anche tutta notte perché vedo la luce soffusa e ti scorgo leggere o lavorare al computer.

Quanto apro la finestra a volte lo faccio senza pensarci a volte sono completamente nuda, ma spesso indosso solo il reggiseno.
Allora vedo che tu alzi gli occhi dal tuo lavoro e mi guardi furtivamente mentre stendo la biancheria, operazione questa che offre, a chi sa guardare, visioni prospettiche e fantasie particolari.

Spesso incrocio il tuo sguardo anche quando mi spazzolo i capelli, gesto rituale che faccio di solito all’aria aperta.
Qualche volta mi sono addirittura chiesta se mi avrai anche sentito godere quando mi tocco vista la vicinanza delle due finestre.
Ma la cosa che più mi infastidisce è che non mi saluti mai quando ci incontriamo per strada: come se non mi conoscessi: memmeno un cenno, anzi, spesso prendi il telefono o richiami il cane… fai tutto pur di non guardarmi.
Una volta ci siamo incrociati alle sei del mattino, tu tornavi con le tue valigie, io rientravo con un’eloquente faccia smunta da una lunga scopata e portavo ancora qualche segno sulla schiena nuda… eppure tu niente, neppure in quel frangente.

Caro Titto (così ti chiama tua moglie), forse non hai capito bene fino a che punto può arrivare il mio esibizionismo, specie con quelli come te, che guardano ma fanno finta di nulla..e magari dopo che si eccitano, vedendo una come me stendere seminuda, trovano finalmente il coraggio di scoparsi la propria moglie.

Un giorno in cui, distrattamente, quasi ti scontro sul marciapiede sotto casa, tu ti scansi agile come un ginnasta, mi decido. Ormai è una questione di dignità… aspetta e vedrai, cosa ti combino caro Titto. Attendo solo l’occasione giusta.

E finalmente arriva. Io di solito dormo poco, non ho problemi ad aspettare che tutto intorno sia buio così, all’improvviso, illumino a giorno la mia stanza. Non ho niente da stendere, stavolta, solo te! Voglio portarti all’esasperazione per vedere come reagirai stavolta.

Indosso una camicia nera sopra un playsuit di pelle rossa, che lascia molto poco all’immaginazione.
La luce improvvisa ti ha fatto alzare lo sguardo, io spalanco la finestra e, lentamente, comincio a sbottonarmi la camicia.
Al secondo bottone il tuo computer è già a terra.
Mi mostro, da tutte le prospettive e mi siedo sul davanzale, rischio calcolato perché è sufficientemente profondo per mostrarti, tra le cosce aperte, la mia bella fica depilata e abbondante.
Mi accarezzo, approfitto delle mollette che sono lì a fianco per ornarmi i capezzoli ed il clitoride.
Ormai sembri un cobra ipnotizzato…ti avvicini ed i pantaloni mostrano già un rigonfiamento eloquente…
Poi inizi a masturbarti, finalmente sento la tua voce che dice: Ti voglio…, accenni addirittura a sporgerti verso di me. Lo spazio che ci separa è poco, ma è comunque impossibile da superare… quasi come quando tu facevi finta di nulla…

A questo punto la faccenda si fa più rischiosa e buffa nello stesso tempo, ma voglio chiuderla come merita.
Ti ordino di continuare a toccarti e di sederti anche tu sul tuo davanzale.
Mi metto in posizione sicura e allargo al massimo le mie cosce.
Noto che hai accusato un brutto colpo quando ti dico, con la voce più dolce che ho: Questo è per avermi sempre ignorata. Ora vai a letto e scopati tua moglie. La prossima volta che illuminerò la mia stanza saprai che inizia il mio spettacolo.

Tu sbigottito abbassi il capo, io, indifferente, rientro e spengo la luce. Il mattino dopo trovo una rosa nella cassetta delle mie lettere e un tuo biglietto con una sola parola: Quando?