Stamattina, dopo una doccia tonificante, sono andata al lavoro un po’ di corsa, la tentazione di compiacere alle mie voglie era tanta, ma dovevo resistere perché aspettavo lui. Già alle 10, mentre stavo lavorando, mi arriva un messaggio: “vai in bagno e avvertirmi quando  sei lì “.

Finisco alcune carte e poi mi avvio; gli invio subito uil messaggio. Poco dopo il telefono squilla e subito mi sale l’eccitazione, rispondo subito perché non devo farlo aspettare.
Però “Non chiuderti a chiave” mi dice (lui sà quanto mi piace l’idea di poter essere scoperta da qualche estraneo), poi prosegue, con la sua voce autoritaria e mi ordina di cominciare a toccarmi; io mi alzo la maglietta, sposto il reggiseno e comincio ad accarezzarmi i miei seni abbondanti; con le dita carezzo i miei capezzoli fino a farli indurire.
Poi di colpo sento forzare la porta, mi viene subito un sobbalzo. Ero gia semiduda quando lo vedo (chissà che avrei fatto se fosse entrato un collega!) ma non me ne preoccupo più di tanto, mi sento che sono già bagnata solo nell’eseguire quello che lui mi ordina.
Ogni suo comando è un brivido per me, una scossa interiore che mi trascina sempre più vicina al piacere.
Mi chiede di mettere una mano sotto la gonna, lui non vuole che indossi mutandine, perché devo essere sempre pronta per lui. A me piace così anche perché mi sento più libera.

Mi ordina di toccarmela e le mie dita scivolano lì sotto, indugiano un po’ e poi tracciano i contorni della mia apertura umida, l’altra mano scende e la allarga ,poi porto le dita sul clitoride già gonfio di piacere.
Anche se a occhi chiusi percepisco il suo sorriso compiaciuto, sà che ogni sua parola mi rende sua schiava e lui, abilmente, abusa di questo potere; sa che ciò mi fa perdere ogni controllo e mi porta in un baratro di piacere e di perdizione (prima di conoscerlo nemmeno sapevo che potessi mai arrivare a quel punto di sottomissione sensuale).
Lui indugia un attimo poi mi chiede se sono bagnata, gli rispondo che ho una gran voglia di esplodere e di godere, che desidero il suo cazzo e che non riesco più a trattenermi.
Lui mi rimproverà e mi dice, che per questo mio desiderio sarà lui a decidere sul come e sul quando, dovrò quindi solo eseguire i suoi ordini.
Mi chiede subito se ho portato con me quel giocattolino che lui mi ha regalato; io annuisco e mi dice che lo devo inserire dentro di me con vigore; io, senza discutere, mi allargo le grandi labbra e mi spingo dentro quell’oggetto, poi mi dice che lui avrebbe fatto il resto.

Senza nemmeno salutarmi, esce e mi lascia così; io mi ricompongo e torno in ufficio ancora scossa ed esaegeratamente eccitata (in fondo a questi trattamenti ero ormai abituata). Avevo lasciato inserito quell’oggetto dentro di me come da sua richiesta e questo mi eccitava un sacco; ero anche curiosa di scoprire fin dove voleva arrivare.

Mi rimisi allora alla mia scrivania, cercando di riprendere il lavoro, mi comincio a concentrare e mi arriva una vibrazione tra le gambe, questo mi fece fare un gemito, che riuscì a mascherare con un colpo di tosse.
Subito dopo mi arriva un messaggio: “hai capito a cosa serviva? Ho notato che ti piace!”.
Mi rendo allora conto che lui stava ad osservami da qualche parte e azionava il comando della vibrazione sempre più di frequente, facendomi sussultare ogni volta.
Era veramente difficile non farmi accorgere dai colleghi, perché lo azionava arbitrariamente e non riuscivo a prepararmi prima.
Oltretutto mi aveva ordinato di rimanere lì e di non tornare in bagno.

Ogni nuova scossa mi portava sempre più vicina all’orgasmo; quando ero sicura di poterlo raggiungere, mi arriva nuovamente un suo messaggio che diceva che ancora non potevo, che era lui che controllava il gioco.

Dopo un paio di ore ero ormai fuori controllo e non volevo più ascoltarlo, troppa era l’eccitazione e troppa la voglia dell’orgasmo, ma ogni suo messaggio mi ordinava di rilassarmi.

Si avvina l’ora di pranzo, ormai gli uffici erano vuoti e i colleghi erano tutti in pausa, quindi, convinta di essere sola, mi sfilai quel gingillo (era davvero bagnato) e con le dita cominciai a toccarmi il clitoride sempre più forte, fino a abbandonarmi ad un orgasmo mai provato, così liberatorio e bellissimo che mi fece esplodere tutta quella voglia accumulata.

Subito dopo, nemmeno il tempo di riprendermi, un nuovo messaggio illumiva lo schermo del mio telefono: “Sono davvero incazzato, ti aspetto nel mio ufficio immediatamente”.

Ebbene sì, l’uomo che mi faceva impazzire, era proprio il mio capo. Ero impaurita, avevo sempre fatto ciò che lui diceva, ma sapevo bene che quando si arrabbiava faceva davvero paura.
Arrivata nel suo ufficio non mi diede nemmeno uno sguardo, mi disse solo di appoggiare le mani sulla sua scrivania e di mettermi a 90 gradi e io senza replicare lo feci subito; lui alzò la mia gonnellina è comincio ad accarezzarmi il sedere, poi mi disse:  “Vedi? mi hai costretto, ora devi contare e se non lo fai ricominciò finché non conti. Conta hai capito? Sappi che io non volevo, è stata solo colpa tua!”.

Le sue enormi mani, che mi avevano sempre e solo provocato piacere, cominciarono a sculacciarmi violentemente, sentii subito tanto dolore, tanto da levarmi il fiato.
Andò avanti per un po’, le mie natiche bruciavano ed erano arrossate dalle sberle, io volevo urlare dal dolore e mettere fine a quella tortura, ma lui continuava impassibile.
Poi mi tornò un po’ di lucidità e capii che l’unica strada era di contare come lui voleva e incominciai a farlo.

Uno! (intanto mi veniva da piangere);
Due! (lo stavo veramente odiando in quel momento);
Tree! (volevo urlare sempre più forte);
Quattrooo! Fu qui che smise di tormentare le mie chiappe, io non gli feci dire null’altro e corsi via piangendo.

Me ne stetti al mio posto a frignare ma ero sicura che non avrei potuto stargli lontana per troppo tempo, infatti lui mi richiamò e io corsi da lui di nuovo.

Lui mi appoggiò sulla scrivania come prima, iniziò a carezzarmi i glutei arrossati, poi scese in basso ed iniziò a leccarmi la figa ancora tutta umida.
Stette lì un po’ a gustarsi il mio odore, nel frattempo, mentre si era già slacciato la patta, mi appoggia il suo uccellone duro come il marmo, non mi dice nulla, né mi prepara al sacrificio, mi sento solo svenire dal dolore e dal piacere…
Con la sua irruenza e la sua maestria in un attimo mi riempie il culetto con quel suo pezzo enorme, mi sbatte come un animale in calore e mi viene dentro come una furia dopo alcune battute.
Io sento il suo liquido ancora scendere nelle mie gambe dopo che lui, toccandomi i capezzoli ancora turgidi, mi dice: Questo è un avvertimento: “che non succeda mai più!… Ora ho da fare, ci sentiamo più tardi.”

Io, con le gambe ancora traballanti, me ne vado sconvolta dalla situazione e dai due orgasmi così ravvicinati, felice di una esperienza che ricorderò di certo per tutta la mia vita. In fondo sono cosciente che lui sarà sempre il padrone del mio piacere, non ci posso far nulla, lo amo per questo.  Io ho bisogno di lui!