A seguito del bellissimo articolo precedentemente stilato dall’ottimo collega, mi è arrivato lo stimolo di discutere di un tema scottante e sempre molto diffuso.
La gelosia come male d’amore, come cancro aggressivo e pazzo che occlude la libertà del partner, come cappio che porta ad una sensazione di ossessione e di sorveglianza che fa solamente male al comune rapporto di coppia e a chi lo vive.

Un famoso saggista e letterato francese (Roland Barthes), così scriveva a proposito della sua incurabile gelosia nei confronti della compagna:
Io soffro quattro volte:
– perché sono geloso
– perché mi rimprovero di esserlo
– perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro
– perché mi lascio soggiogare da una banalità
soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. La gelosia è un sentimento stupido ed innaturale che si innesca dal convincimento o dalla paura di poter perdere improvvisamente ciò che si ha di più caro per un tradimento o per un innamoramento del nostro partner. Si lega fortemente ad un malsano concetto di possessività per la possibile perdita di ciò che si ritiene proprio.
Entrambi i sentimenti pretendono comunque l’altro come obbligo e ne esigono la presenza solo in termini esclusivi e personali. L’altra persona viene vista quindi come un oggetto più che un soggetto individuale. Chi ne viene affetto manifesta la sua gelosia anche in assenza di qualunque fatto allarmante tale che possa almeno giustificare un vissuto del genere.

Nella gelosia sono sempre presenti, una o entrambe, le seguenti componenti:
– paura dell’abbandono, della perdita, della separazione, di ciò che si ritiene proprio e necessario al personale benessere
– gelosia ed invidia di colui che potrebbe andare a condividere ciò che è nostro e solo nostro.

Sarebbe opportuno distinguere la gelosia tra normale e patologica.
La gelosia normale è inseparabile dal’amore per il partner ed è sempre presente, ma a livelli accettabili, talvolta, se non si dimostrasse, si potrebbe addirittura dubitare che non vi sia vero amore. Questa (ma per me è opinabile) servirebbe anche a far sentire l’amato veramente amato, perchè attraverso la gelosia manifestiamo la paura di perderlo.

Parliamo invece di gelosia patologica quando essa assume caratteristiche particolari ed allarmanti:
– paura irrazionale dell’abbandono e tristezza per la possibile perdita;
– sospettosità per ogni comportamento relazionale del partner verso altre persone (soprattutto dell’altro sesso);
– controllo pesante e puntuale di ogni comportamento dell’altro;
– invidia ed aggressività verso ipotetici rivali;
– aggressività persecutoria verso il partner;
– sensazione di inadeguatezza e scarsa autostima di noi stessi.

La gelosia patologica è dunque il timore di perdere qualcosa che si ritiene essenziale per il proprio benessere e che temiamo che altri possano impossessarsene. Essa si manifesta spesso anche in assenza di qualsiasi motivo valido e, in alcuni casi, è la causa più frequente della rottura di una relazione. Per assurdo quanto più si teme che una relazione possa finire, tanto più, e senza volerlo, la si farà finire per davvero, per sfinimento e per una sensazione dell’altro di non ricevere alcuna stima né fiducia nei propri confronti.

La gelosia patologica prende sempre origine da sospetti e circostanze infondate, che fanno forza su un genere di angoscia che si forma spontaneamente nella mente senza avere nessun riscontro con la realtà. Quest’angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali e fobie dove si vanno a costruire rivali generici e prove di infedeltà immaginarie dove la realtà effettiva viene solo interpretata erroneamente. Tutto ciò può arrivare a dei veri e propri deliri che spesso sono all’origine di veri e propri delitti passionali.

La gelosia patologica, spesso, affonda le sue origini nell’infanzia, in una cattiva relazione che, il soggetto geloso, ha instaurato con i propri genitori. Quest’ultimi non hanno adeguatamente educato il bambino nella fiducia per sè stesso e nell’autostima, contribuendo a determinare un adulto geloso perchè non conscio delle propre possibilità e del proprio valore. Questo lo porta a pensare che il proprio partner potrebbe tranquillamente amare un altro perchè molto più degno di lui.

La gelosia patologica può però anche tradire un assoluto ed esclusivo desiderio di possesso del partner, che avviene, anche in questo caso, per una cattiva relazione affettiva costruita con i propri genitori, soprattutto con quello di sesso opposto. Vi è la presenza di un’affettività non corrisposta durante l’infanzia e si pensa di pensa di poterla riscattare da adulti, attraverso il possesso assoluto dell’altro.

Classificazione della gelosia

Uno dei primi studiosi della gelosia è stato Sigmund Freud che l’ha indagata dal punto di vista psicodinamico ed evolutivo arrivando ad ipotizzare tre diverse tipologie di gelosia:
1) Gelosia competitiva o normale;
2) Gelosia proiettata;
3) Gelosia delirante

La gelosia normale si manifesta principalmente con dolore, ansia, angoscia, causati dal vissuto cognitivo-emotivo di aver perduto la persona amata e da sentimenti ostili verso il rivale, da un atteggiamento autocritico volto ad attribuire a sé stessi la responsabilità della perdita affettiva e dalla ferita narcisistica.

La gelosia proiettata proviene, per entrambi i sessi, dai tradimenti già esperiti nel corso della vita affettiva o da spinte inconscie verso il tradimento (néè testimonianza il famoso proverbio: Chi la pensa, la fa). Nei rapporti di coppia bisogna resistere a continue tentazioni per evitare di tradire. Colui che avverte in sé l’esistenza di queste tentazioni, attuerà un meccanismo inconscio per alleviare il proprio disagio: proietterà sull’altro le proprie tendenze al tradimento.

La gelosia delirante è determinata da tendenze al tradimento che sono state rimosse, ma i oggetti di queste fantasie sono dello stesso sesso del soggetto che le pone in essere. Per Freud la gelosia delirante corrisponde ad una forma di omosessualità latente che preme per manifestarsi. Come tentativo di difesa contro un impulso omosessuale troppo forte. Essa può essere descritta mediante la formula: “Non sono io che lo amo, è Lei che lo ama”, in pratica è come se l’oggetto della gelosia diventasse l’altro (il rivale o la rivale).

Da questo breve escursus si può affermare che gelosia e dipendenza affettiva sono le due facce di una stessa medaglia, dove, se è presente l’una, è molto probabile che sia presente anche l’altra.

Nei nuovi rapporti facciamo quindi attenzione, cerchiamo di valutare se qualche accenno sintomatico di questi citati siano presenti nella psicologia del nuovo partner, in tal caso non facciamo finta di non riconoscerlo, la gelosia può anche essere pericolosa e potrebbe andarci di mezzo anche la nostra vita!