Aveva più o meno la mia età ed era da molto tempo la mia amante.
Non era bella, un po’ in sovrappeso, ma con le sue enormi tette non la facevano passare inosservata.
Senza il supporto della sua biancheria intima la forza di gravità mostrava i suoi effetti, per questo indossava dei reggiseni poderosi.
Nonostante l’aspetto però, a letto si riscattava meravigliosamente, era in grado di raggiungere l’orgasmo con estrema facilità, bastava maneggiarla nei punti giusti e si trasformava in una furia multiorgasmica.
Era sempre accondiscendente e disponibile a tutto pur di compiacere al suo maschio che la soddisfaceva.
Col passare del tempo, quasi senza volerlo, ero diventato il suo padrone e lei la mia schiava sessuale (era proprio lei che mi chiamava padrone). E lei si sentiva esattamente schiava di me; prima di ogni orgasmo strillava: “si padrone… dai fammi godere… fammi tutto quello che vuoi tu”.
La cosa mi lusingava un po’, ma ovviamente non ci credevo fino in fondo, pensavo fossero cose dette così per dire nei momenti di massima eccitazione.
Una volta però, quasi per scherzo, le dissi: “Se io fossi veramente il tuo padrone, ti obbligherei a portarmi tua figlia e tu, da buona serva, me la porteresti”.
Lei ovviamente non rispose,scosse la testa e chiuse gli occhi come a dire no.
Da allora, tutte le volte che ci incontravamo a casa sua, in assenza del marito e della figlia, oppure nella mia seconda casa, quando lei mi chiamava padrone, io le ripetevo la solita richiesta di portarmi sua figlia; notai che ogni volta, la sua resistenza era minore, soprattutto quando, dopo una serie di orgasmi multipli e prolungati, mentre giaceva con gli occhi chiusi e semisvenuta, le sussurravo che era una madre indegna ed egoista se davvero voleva negare tutto questo piacere alla figlia.
Dopodiché, riprendevo ad accarezzarla, leccarla e baciarla lentamente ovunque, sul viso, sul collo, sulle labbra chiuse, sulle tette, sui fianchi, sulle gambe, all’interno delle cosce, fino a risalire lentamente sulla sua fica depilata, lì mi fermavo a lungo a baciarla, a leccarla, a penetrarla con le dita e con la lingua per poi massaggiare il clitoride in fiamme fino a darle un nuovo poderoso orgasmo.
Poi sempre andavo sempre a ripetere dolcemente quanto fosse egoista a negare tutto questo alla sua unica figlia, intanto la stringevo a me con passione, la sollevavo e la rivoltavo nel letto iniziando a massaggiarle la schiena, prima lentamente poi con più energia, salendo dal culo al collo.
Riuscivo a farla impazzire mentre con le dita penetravo la sua fica e con l’altra mano sotto il suo corpo cercavo i suoi capezzoli da masturbare. Alla fine di questo trattamento, si addormentava sfinita.
Quando la risvegliavo accostandole il cazzo sulla faccia, le ripetevo il mio desiderio per sua figlia e lei lo accoglieva in boçca succhiandomi avidamente la cappella.
Io, che le strizzavo per bene le sue enormi tette, iniziavo a muoverlo dentro la sua bocca, all’inizio lentamente poi spingendolo tutto dentro, fino in gola, lo tiravo indietro fino a farlo uscire mentre era lei a riprenderlo in bocca e ad andare su e giù accompagnando i miei movimenti sempre piu rapidi fino a quando non le venivo in bocca.
Lei ingoiava tutto fino all’ultima goccia, si fermava a leccare e a pulire il cazzo e le palle restituendomi il piacere che le avevo donato.
Seguiva poi il rito della doccia insieme. Continuavamo a giocare e quando sentivo il bisogno di pisciare la facevo inginocchiare ai miei piedi e le facevo alzare le tette per come per fare una spagnola, mentre io le pisciavo addosso.
A quell’epoca la figlia era appena maggiorenne, era una bella ragazza con un bel corpo snello ma aveva ereditato dalla madre un gran bel paio di tette, non proprio enormi, ma grandi e sode che non aveva mai bisogno di reggiseno.
Sapevo questo perché lei me la aveva già presentata e poi perché la madre non perdeva occasione di mandarmi foto della figlia in tutte le situazioni in cui le sue forme potessero essere evidenziate, soprattutto al mare, quando indossava costumi che non lasciavano nulla all’immaginazione.
Lei diceva che da giovane era come sua figlia (forse per farmi capire quanto era bella anche nei tempi passati), e io mostravo sempre dei dubbi…
Forse a seguito di questo che un pomeriggio, andando ad aprire la porta della mia seconda casa per il consueto incontro, non mi meravigliai più di tanto quando le vidi entrambe sulla soglia di casa ad aspettarmi.
Mi balenarono subito mille fantasie da fare con la giovane, ma non era chiaro se fosse solo di passaggio, quindi le feci entrare e provai ad offrire un fresco spumante brut, tanto per riscaldare…
La figlia accettò subito e si accomodò e mi scrutava con un interesse particolare, al punto che capii subito che era il momento che tanto bramavo.
Iniziammo a parlare allegramente, tanto per rompere il ghiaccio, sul più e il meno, sulla sua vita e i suoi fidanzati. Mi disse chiaramente che non era interessata a rapporti costanti e che preferiva sentirsi libera, mentre la madre annuiva sportivamente.
Passano i minuti e mi accorgo che il vino era agli sgoccioli e mi accingo a aprire una nuova bottiglia, quando la giovane mi fa, no no caro, mica vogliamo passare tutto il pomeriggio qui a bere. Io ho delle aspettative da te, mamma mi ha molto parlato dei vostri incontri e, io, sono qui per provare!
Io, un po’ impacciatamente, non sapevo come muovermi da quella sfrontatezza, per fortuna la madre mi aiutò dicendomi: “io vi lascio soli, io ho un impegno improvviso, spero che con questa compagnia, saprai farti valere, come al solito.
Mi si illuminano gli occhi, sinceramente non avrei saputo gestire entrambe, non tanto per la prestazione, quanto per i delicati rapporti che si sarebbero potuti creare. Da soli io e la figlie era enormemente più semplice, io mi sentivo più libero come anche lei.
Salutata la madre e chiusa la porta dietro di lei, non faccio a tempo a girarmi che la trovo già senza maglietta, i suoi seni (che avevo immaginato più volte) era ancora più belli: tondi, dritti e ben formati e soprattutto duri.
Mi attacco ai suoi capezzoli già induriti e faccio per strusciarmi co tutta la faccia, quando le sue mani erano già sul mio cazzo.
La sua maestria nel maneggiarlo non mi ha fatto per nulla rimpiangere le prestazioni della madre, solo che lei era molto più attraente, al punto che il mio uccello era diventato subito di marmo, lei mi si prostra di dietro e mi dice subito: “sul culo, sul culo ti voglio provare, vado pazza per farmi sfondare il culo!
Io entro con facilità (intuisco che lei era già sverginata da tempo da entrambi i lati), comincio a spingere e lei da subito lo vuole tutto, mentre la tenevo per i seni le mi prende le coscie con le sue mani e mi tira dentro di sé, come se la mia spinta non bastasse.
La pompo a lungo, la rigiro e assaggio la sua bella fregna rasata, è molto accogliente e poco dilatata, la guardo apprezzando la sua grazia, ma non appena i suoi gemiti si esaltano abbandonandosi al piacere, mi si scatena una voglia irrefrenabile di sborrarle dentro, io esito un po’ facendo per ritirarmi, ma lei mi prende per le natice e mi dice: “tranquillo, vai, io sono attrezzata!”
E’ proprio allora che il mio flusso caldo parte come una cannonata e gli svuoto tutto dentro di lei, le rimango ancora dentro a lungo, la carezzo sui seni, la guardo la bacio…
Lei, abbandonata a se stessa, mi sussurra: “non male come inizio, non credi?”
Dopo un attimo di rilassamento le faccio: certo tesoro, questo è solo l’inizio!