Che provenga da origini psicologiche o culturali, la fobia della sessualità è un fenomeno reale che ai più, può sembrare bizzarro.
Solo da poco viene riconosciuta come una patologia vera e propria, ed induce il soggetto a privarsi della propria sfera intima, arrivando, nei casi più gravi, a evitare anche il contatto col proprio partner.
Le prime domande che ci sorgono possono essere:
– Da cosa dipende la paura del sesso?
– Quando la paura del sesso può divenire patologica?
– Esistono delle possibili terapie?
Da cosa dipende
L’origine può provenire da fattori psicologici che biologico-culturali.
Secondo il primo, la sessuofobia è generata dall’educazione ricevuta nell’infanzia e porta a limitare notevolmente anche i rapporti sociali.
Una famiglia molto rigida e chiusa contribuisce a creare una personalità che non permette di vivere serenamente la propria sessualità.
Anche la sfera emotiva viene ad essere gravemente implicata portando a comportamenti ossessivo-compulsivi fino alla depressione.
Riguardo il fattore biologico invece, uomini e donne sono da sempre programmati per portare avanti la specie umana e quindi a procreare.
Andare a limitare la libido femminile significava quindi impedire di fare dei figli con altri maschi e permettere così al partner di trasmettere i propri geni in maniera esclusiva.
Il periodo della gestazione è un momento molto delicato per la donna, soprattutto in passato, quando le attenzioni sanitarie non erano di uso comune.
Era quindi necessario proteggerla per permettere ancora una volta alla specie di perpetuarsi: in essa e nel suo corpo era incarnato l’ideale di colei che donava la vita.
Non va inoltre dimenticato il ruolo della religione nello sviluppo della sessualità della persona: soprattutto in quelle più diffuse, la monogamia e la castità veniva considerata una qualità da preservare sino al matrimonio e l’atto sessuale veniva accettato solo per la procreazione.
Molte persone, e per molto tempo, hanno vissuto la sessualità come strumento e non come momento di condivisione del piacere.
Essendo questo pensiero molto radicato nella mente della maggior parte della popolazione occidentale, ancora oggi, molti individui fanno fatica ad avere un rapporto sereno e libero da tabù col proprio corpo e con la propria intimità, generando quindi reazioni diverse, come possono diventare a volte sessuofobiche o asessuali.
Quando il problema diviene patologico
L’asessualità, o l’avversione sessuale, è definita come la mancanza di desiderio sessuale associato a un’altra persona di sesso opposto o dello stesso sesso.
Un ampio dibattito è stato aperto riguardo questa condizione, e presenta molte caratteristiche comuni al desiderio sessuale ipoattivo, ovvero un disturbo mentale, riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, che consiste nella totale mancanza di desiderio sessuale e di fantasie ad esso correlate.
Non bisogna però confondere l’asessualità con la sessuofobia, perché se quest’ultima è caratterizzata da una forte inibizione e paura per tutto ciò che concerne il sesso, l’asessualità non indica invece, alcuna chiusura, e non sottintende l’assenza di attività sessuale bensì indica che, seppur a volte praticato, il sesso non costituisce motivo reale di interesse nel soggetto, il quale non mostra alcun problema a convivere con questa mancanza.
L’asessualità può estendersi su tre fasi:
– congenita quando il soggetto non ha mai avuto desiderio sessuale
– situazionale quando il problema è riferito al solo partner (quindi per un periodo di tempo limitato)
– acquisita che compare cioè per cause esterne dopo un regolare periodo di sessualità.
Inoltre, si deve distinguere tra attrazione sessuale e attrazione romantica: alcuni asessuali non hanno desiderio fisico, ma provano sentimenti profondi di amore ed interessee verso il proprio partner, tali da instaurare, con esso, una relazione di coppia stabile a tutti gli effetti.
Le possibili terapie
Bisogna precisare che i fattori psicologici e culturali non sono le sole cause dei disturbi della sessualità; spesso il calo della libido può essere dovuto all’assunzione di sostanze stupefacenti (allucinogeni, cannabinoidi, narcotici), se in un primo momento aumentano il livello di eccitazione, determinano poi un effettivo crollo del piacere. Così come avviene con l’assunzione di particolari farmaci (soprattutto quelli che agiscono sul SNC), come gli antidepressivi, i betabloccanti o i barbiturici. Sfortunatamente, alcuni di questi medicinali vengono prescritti volutamente per la cura di malattie importanti (diabete, depressione Parkinson, epilessia o tumori) e quindi non consentono una sospensione della terapia senza creari problemi collaterali ben più gravi e letali.
A parte però questi ultimi casi, la fobia e l’avversione per il sesso e tutto ciò che lo riguarda, è trattabile con le opportune terapie mediche o psicologiche.
Va tuttavia considerato che la sessualità non è uguale per tutti: alcune persone presentano una libido più o meno marcata di altre, senza però presupporre che ci possano essere disturbi (o riflessi psicologici) più o meno profondi; in questo caso tutto dipende dalla singola persona e dalla vita più o meno interessata che ha trascorso.
Quest’ultima opzione può essere però ben controllata e regolata dall’individuo stesso e può essere dirottata volontariamente anche verso una vita sessuale più vivace e intensa, basta volerlo.
Le fobie
Tra le paure più strane che inibiscono un normale rapporto di sesso e di erotismo c’è la partenofobia, ossia la paura delle vergini o delle ragazze troppo giovani. Si tratta di una deformazione della passione che alcuni uomini hanno nei confronti delle donne più mature o della paura del sangue verginale.
Alcuni uomini avvertono repulsione per il sangue che prende la via di certe strade intimamente femminili, e non possono fronteggiare questo timore.
Una paura sessuale molto diffusa tra gli uomini è invece la medortofobia, ossia la paura del proprio pene eretto: questo causa numerosi problemi di erezione e l’atto sessuale, loro malgrado, non dura a lungo.
Per le donne invece c’è la medomalacufobia, ossia la paura delle deformazioni del pene. Questa è una fobia che coinvolge spesso anche gli uomini, che diventano molto ansiosi prima della prestazione. A tal proposito bisogna ribadire che la forma, così come le dimensioni, non conta quasi mai, a meno che non si sia in presenza di disfunzioni gravi come la fimosi, che va corretta chirurgicamente.
Altra fobia prettamente femminile è la gimnofobia, ossia la paura di essere nude di fronte al partner. Questa paura le fa sentire indifese, e se a questo si aggiunge una bassa autostima relativa al proprio corpo il problema può divenire insormontabile.
Poi c’è anche l’eurotofobia, ossia il timore delle parti intime femminili: si tratta di una paura atavica, che spesso viene mascherata con un disprezzo per odori e umori femminili.
Tra le paure più strane c’è anche l’oneirogmofobia, ossia il terrore dei sogni bagnati: questi capitano ogni tanto, ma alcuni, a seguito di questa paura, possono diventare veri e propri incubi.
Per finire, la malaxofobia è assimilabile all’ansia da prestazione, ossia la paura di fare sesso, dell’intimità, che può essere risolta masturbandosi prima del rapporto, per allentare la tensione.
Senza soluzione è la filemafobia, ossia la paura di essere baciati o di baciare: è tutto connesso con il terrore dei germi, per cui non c’è la possibilità di cambiare, a meno dell’intervento di uno psicologo.
Infine la claustrofobia sessuale, che penso non abbia bisogno di spiegazioni. L’unica soluzione è prediligere l’attività erotica solo all’aperto!