Notizie brevi da un mondo pazzo e un po’ fuori di testa

Berlino, 22 nov.
Voleva solo donargli una “dolce morte”, per questo ha cercato di uccidere l’amante soffocandolo con i suoi enormi seni.
Una corpulenta tedesca di Unna (Nordreno-Westfalia), è finita sotto processo per tentato omicidio.

L’incredibile vicenda viene poi così raccontata.

L’amante scampato al fatale amplesso è un avvocato di 34 anni che quattro anni fa si era innamorato di Franziska una prosperosa trentatreenne tedesca.
“Ha cercato di soffocarmi con il suo seno durante un rapporto sessuale”, ha spiegato al giudice con ricchezza di particolari, mentre la donna sostiene che “si è trattato solo di un incidente sessuale”.

“Stavamo facendo sesso, con lei a cavalcioni sopra di me e io le stavo baciando il suo grosso seno”, ha raccontato in giudizio l’avvocato, “poi all’improvviso lei mi ha tenuto premuta la testa con tutta la sua forza contro il suo seno, tentando di soffocarmi fino a farmi diventare violaceo”.

La donna invece ha respinto ogni addebito, dicendo che si è trattato di un “incidente” dovuto alla foga del momento e negando di aver tentato di uccidere l’uomo.

Successivamente al processo l’uomo dichiara che a tu per tu la sua amante gli avrebbe poi confermato di aver avuto realmente l’intenzione di ucciderlo: “Tesoro, volevo solo renderti la morte più dolce possibile”

In fondo avere le tette grosse non è poi un crimine, ma usarle per soffocare il proprio amante potrebbe anche esserlo…  io personalmente vorrei proprio provarla questa bruttissima senzazione!

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Bangkok
E’ ormai un’epidemia di amputazioni del pene in Thailandia tanto che ha costretto i ricercatori a far luce su quanto stesse realmente accadendo.
Sembra una moda scoppiata negli anni ’70 per cui le mogli tailandesi tradite, dopo l’umiliante scoperta, attendevano fino a sera che il marito si addormentasse per poi tagliargli l’organo con un coltello da cucina.
Le case thailandesi sono generalmente costruite su palafitte e le finestre rimangono costantemente aperte (per consentirne la ventilazione).
Mentre l’area sottostante è spesso dimora di suini, pollame e animali da cortile; quando la donna, compiuto il vil taglio, getta l’organo fuori dalla finestra, questo finisce probabilmente in pasto agli animali del cortile e è quindi inservibile per un eventuale riattacco.

Forse da qui si spiega il detto thailandese rivolto ai mariti: “Meglio che torni a casa, stasera, o le anatre avranno di che mangiare”.

Circa una volta ogni dieci anni, si censisce la popolazione per valutare l’inusuale numero di maschi evirati in Thailandia.
Nello studio del fenomeno Gregory Bechtel e Cecilia Tiller, del Medical College of Georgia (ad Atlanta), raccolsero le testimonianze di tre coppie thailandesi; secondo i racconti fatti dagli ex coniugi, una settimana prima dell’evirazione, si verificavano almeno 3 costanti:
1) una crisi finanziaria
2) assunzione di droghe o alcol da parte del marito immediatamente prima dell’evento traumatico
3) la pubblica umiliazione della moglie a causa della scoperta di una seconda moglie o concubina

Già nel 2008 sul Journal of Urology, i dottori Genoa Ferguson e Stevend Brandes, parlarono per la prima volta di una vera e propria epidemia di amputazione del pene.
Nelle conclusioni della ricerca si leggeva che: “Le donne thailandesi incoraggiavano pubblicamente le altre donne tradite a commettere il gesto infame, contribuendo così al dilagare dell’epidemia”.

Ad oggi la maggioranza degli interventi di reimpianto del pene sono il frutto di una sanzione sociale divenuta moda in un paese in cui la fedeltà è diventato di forza, un valore molto apprezzato.

nella foto in bianco-nero: Lorena Bobbitt, nel 1993 tagliò il pene del marito con un coltello da cucina, divenendo un caso mediatico in tutto il mondo