L’attrazione verso una persona affonda le sue radici profonde nel desiderio sessuale, nella soddisfazione istintuale di quella bramosia. Innamorarsi vuol dire anche vivere il desiderio di possesso ed esclusività dell’amato. Ma cos’è allora che spinge una donna a frustrare questo desiderio ricercando l’amore di un uomo impegnato?

Noi amiamo nel modo in cui abbiamo imparato ad amare durante la nostra infanzia e vogliamo essere amati in maniera conforme con le nostre esperienze infantili. Laddove, nell’infanzia, le figure genitoriali non vengono interioriorizzate come calde ed empatiche, nella vita adulta la ricerca di un rapporto amoroso dovrà fare i conti con i propri vissuti interiori e potrà tendere verso situazioni difficili o addirittura impossibili.

Ci si può innamorare del ragazzo della migliore amica, del capo ufficio sposato, o della persona che non ricambia in maniera esclusiva. Desiderare solo uomini già impegnati può significare non stare completamente in un rapporto o addirittura non desiderarlo affatto.

Si evita così il dolore di una eventuale separazione con l’oggetto d’amore, si evita di rivivere quella ferita di non essere stati amati sufficientemente o magari abbandonati. “Non soffro perché non ti ho mai avuto completamente”.

La donna attratta dall’uomo impegnato lo conosce davvero a fondo o piuttosto si abbandona alle fantasie amorose inseguendo un sogno, riempiendo le inevitabili caselle vuote dell’identità dell’altro con parti di sé proiettate? In un rapporto triangolare, l’amante è costretta a vivere in clandestinità, crede di avere le parti più belle dell’altro, ma in realtà ne gode solo in parte e, forse, non lo conosce nemmeno profondamente. E’ più difficile amarsi condividendo la quotidianità, con tutti i problemi reali, che farlo saltuariamente, andando a mangiare al ristorante, incontrandosi in un motel. Eccitante, forse si, ma manca qualcosa.

tratto da: margherita.net