Nonostante i miei 40 anni, ancora non mi rassegno a riconoscerlo, indosso ancora abiti troppo giovanili e anche mentalmente continuo ad atteggiarmi come un giovanotto di 30.
Lo faccio anche con convinzione perché la mia ‘attività predatoria’ è sempre rivolta alle donne più mature di me.
Sono le così dette tardone che mi piacciono, mi attrae pazzamente la loro esperienza vissuta, la loro passione quasi sopita, la loro eleganza, il loro atteggiamento.
Proprio giovedì scorso mi trovavo nel supermercato della mia zona, quando in lontananza adocchio una donna di età tra i 55 e i 60 anni; mi attivo tra le corsie per attirare il suo sguardo, ma lei non si distraeva. Guardava continuamente il foglietto della spesa che aveva in mano, mentre il marito la seguiva dietro con il carrello e con un’aria vigile e sospettosa. Notai che fu lui per primo ad incrociare il mio sguardo quindi evito di insistere con lei e mi mostro occupato a guardare ad altre cose.
Ovviamente non mi ero arreso, dopo circa 15 minuti, svoltando da una corsia, mi ritrovo a tu per tu con lei, tanto che ci stavamo quasi scontrando.
Lei, con occhi grandi e dolci, ma con un sorriso appena accennato, mi dice: “Oh, mi scusi”. Io approfitto dell’occasione di quella frazione di secondo per dirle: “Oh mio dio, che signora di classe!”.
Continuai a camminare e mi imbatto contro il marito, il suo mastino, ma lo ignoro e proseguo tranquillamente.
Non essendo ancora soddisfatto, mi sposto nell’area libreria, resto in attesa con la speranza di poterla vedere di nuovo; infatti l’intuizione era esatta, dopo poco la vedo avvicinarsi a testa alta come se cercasse qualcosa… Come mi vede, emette un sorriso meraviglioso, ma lui è sempre dietro appiccicato e dunque mi trattengo dal rivolgere ulteriori sguardi.
Lei viene di fronte a me nel lato opposto, prende un libro e mi accorgo che ci alternavamo occhiate di desiderio piuttosto frequenti.
Lei la vedo un po’ agitata, capisco che vorrebbe parlarmi ma non può perché controllata; quindi giro di fianco come per uscire dallo sguardo di lui e le dico sottovoce: “Aspettami qui, non te ne andare”.
Mi attivo per trovare foglio e penna e ritorno come un fulmine e la ritrovo ancora lì, come speravo, lei mi vede e sorride.
Riesco in qualche modo a farle capire che le avrei lasciato un bigliettino indicando col dito la direzione dove prelevarlo.
Con quella fretta le avevo scritto solo poche parole tanto per farle capire quanto la ammiravo e la desideravo insieme con il mio numero di cellulare.
Appoggio il messaggio vicino ad una pila di libri lentamente in modo che lei vedesse.
Mi allontanai ma non mancai di osservarla, lei ci impiegò un bel po’ di tempo per riuscire a prenderlo senza farsi notare dal marito.
Io mi tranquillizzo per l’operazione ben riuscita, prendo ancora un paio di cose e mi avvicino alle casse quando la vedo avvicinarsi accennandomi qualcosa con lo sguardo, poi butta per terra un foglietto accartocciato e si avvicina al marito (che già si era messo in fila per le casse).
Io, nonostante già pagato, mi fiondo a raccogliere il biglietto e poi esco. Apro il foglietto con curiosità, speravo contenesse un numero di telefono o un suo recapito, invece era invece una lettera, anche piuttosto lunga.
Mi ringraziava della mie belle parole e mi confessava che si sentiva soffocare dalla possessività maniacale del marito. Infine mi diceva che si sarebbe fatta viva appena possibile.
In pratica con quel biglietto mi diceva che era una donna disponibile e soprattutto vogliosa di evadere un opprimente routine familiare, ma con scarsa o nulla agibilità.
Passano 15 giorni, avevo ormai perso ogni speranza, fino a che non ricevo sul cellulare un messaggio: “La signora che sai ti vuole incontrare. Vediamoci al bar del supermercato alle 12”.
Era quasi ora e quindi mi fiondo al bar pensando di rivederla, invece all’appuntamento si presenta un’altra signora (quella che mi ha inviato il messaggio SMS).
Si presenta comer se mi conoscesse, dice di chiamarsi Elsa e mi riferisce che Dora, la sua amica, vuole uscire dalla prigionia familiare e vuole assolutamente incontrarmi. Mi dice: Tu tieniti pronto nei prossimi giorni. Quando ti avviserò devi andare a casa sua e presentarti come l’idraulico nipote della signora del palazzo accanto.
Mi sembra di essere piombato negli anni 50 in Sicilia, ma quell’alone intrigante e misteriosoo mi stuzzicava da morire ed accresceva la mia eccitazione e il desiderio.
Quattro giorni dopo ricevo il messaggio, mi preparo con la cassetta degli attrezzi e vado a casa di Dora.
Suono il campanello e mi risponde il marito, subito mi viene il terrore che possa riconoscermi. Mi accoglie molto serioso e chiama la moglie, me la presenta dicendo: “Cara, è venuto il nipote della signora accanto, prepara il caffè!”.
Lui mi accompagna in bagno per il guasto io ero già stato informato di che si trattasse, come da accordi (era stata lei stessa a rovinare una guarnizione di raccordo alla serpentina).
Prendiamo il caffè tutti insieme, lei un po’ tesa ma bellissima, è in tuta da ginnastica e ciabatte.
Quindi mi accomodo in bagno, perdo un pò di tempo, faccio un po’ di rumore, poi chiamo e mi arrivano tutti e due. Prego la padrona di casa di portarmi un secchio per raccogliere l’acqua, ma, come da accordi aggiungo che per riparare il guasto occorre un pezzo di tubo nuovo. Lui mi spiega che a qualche chilometro c’è un negozio di ferramenta ben fornito dove sarei potuto andare.
Io mi giustifico dicendo che non posso allontanarmi col rischio che la perdita possa peggiorare ed allagare il tutto. Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzato lei dice al marito: “Non vorrai mica che ci vada io?”
Era previsto che la sua amica Elsa era già pronta per seguirlo e per bloccargli la macchina per almeno un quarto d’ora una volta parcheggiato al negozio.
Il marito esce di casa, io rimango in bagno e Dora alla finestra per controllare che realmente fosse partito. Passano infatti almeno 5 minuti prima che lo vede salire in macchina. Subito dopo lei mi viene incontro, mi appoggia le due braccia al collo dicendo: “Hai visto? Sicuramente è rimasto sul pianerottolo ad origliare. E’ un uomo impossibile! Scusa se ho dovuto organizzare questa scenata, ma non c’era altro modo per liberarmi di lui, almeno per quesa mezz’oretta!”
Mi dà un piccolo bacino sulle labbra, poi continua dicendo: “Sono 30 anni che vivo in queste condizioni! Quest’uomo mi asfissia”… “proprio per questo che, d’accordo con la mia amica, ho deciso di prendermi qualche sprazzo di libertà”.
In un istante si toglie la tuta e si sfila i pantaloni. E’ completamente nuda, un fisico stupendo, due cosce belle sode e rotonde, fianchi larghi ed avvolgenti, un culo sodo da favola.
Aveva capezzoli lunghissimi e duri che prendo subito in mano e avvito leggermente, mentre le infilo la lingua in bocca; il mio cazzo è già di marmo con la cappella gonfia, violacea.