Caterina ed io eravamo amici da quando avevamo 20 anni.
Abitavamo vicini in una piccola città e le nostre famiglie frequentavano la stessa chiesa, per cui era facile frequentarsi.
Personalmente ci ho messo un po’ a capire, ma Caterina, che ha sempre avuto un debole per me, avrebbe fatto carte false per essere la mia compagna di laboratorio nelle ore di fisica, unire i club a cui distintamente appartenevamo o anche solo per frequentare le stesse squadre sportive (cosa che ovviamente non era possibile).
Vivere in una piccola città è il motivo principale della nostra lunga amicizia. Fino a quel momento lei l’avevo sempre considerata solo come una cara amica e lei mi considerava suo amico, il suo unico confidente; fino ad allora nessun altro pensiero ci attraversava la mente.
Solo più tardi però abbiamo iniziato a guardarci come ragazzo e ragazza, quando iniziammo a frequentare la stessa università, nella medesima facoltà e nella stessa classe; fu allora che naturalmente e pian piano il nostro interesse sessuale cominciò a crescere e prendere forma.
Durante il primo anno, i miei ormoni erano incontrollabili (così come quelli di Caterina) ed abbiamo faticato non poco per tenerli sotto controllo e fare i bravi.
Facevamo i compiti insieme a casa sua, al piano di sotto, in camera intervallati da un dolce petting prima del lavoro e di un petting più hard dopo i compiti.
Lei mi piaceva come ragazza, lo capivo e lo sentivo ogni giorno di più; facevo sempre scivolare le mani sotto la sua maglietta e giocherellavo col suo reggiseno.
Ricordo pure l’emozione che ho provato quando mi ha lasciato sganciare il suo reggiseno e mi ha fatto accarezzare le sue belle tette per la prima volta.
Caterina aveva le tette notevolmente più grandi rispetto alle altre donne che conoscgevo ed uno dei due seni era anche più gonfio dell’altro a causa di un intervento chirurgico, ma a lei non ha mai dato fastidio. In realtà questa cosa mi eccitava, tantissimo, lo ammetto.
Caterina era piuttosto alta, circa 1,80 cm e pesava intorno a 65 Kg teneva spesso i capelli biondo scuro raccolti in una coda di cavallo ed i suoi occhi marroni le rendevano una bellissima espressione profonda e sensuale.
Tutti i ragazzi la guardavano, le ragazze erano invidiose del suo corpo bellissimo.
Avendo i genitori piuttosto benestanti, abitava in una bella casa nel quartiere più ricco della città.
Loro si fidavano molto di Caterina e sapevano da tempo della nostra relazione ed il fatto che poassavo molto tempo insieme alla loro figlia non li disturbava affatto (mi ero guadagnato comunque una stima di serio e bravo ragazzo).
Questa fiducia, l’ampia libertà di cui disponevo e, forti del fatto che nessuno poteva disturbarci,.ci ha portato a sperimentare col tempo, diversi giochi sessuali.
Con la preparazione della laurea ed una sempre più duratura frequentazione, sono diventati anche più frequenti ed intensi i momenti di sesso e di petting.
Durante l’estate avevamo molta più libertà (compreso l’uso delle auto) ed i genitori erano sempre ben contenti di vederci stare insieme.
I miei approcci erano sempre più mirati e precisi aspettavo che Caterina si lasciasse andare sempre più fino al punto di permettermi di toglierle interamente la maglietta ed il reggiseno, magari farsi anche sbottonare i pantaloni per consentirmi di toccarle con le mie mani tutto il suo bel corpo.
Ricordo che la prima ed unica volta che mi aveva permesso di farle questo e succhiare le sue belle tette sono venuto subito nei pantaloni.
Caterina rise e si era sentita onorata di aver causato questo poi, quando lei mi ha offerto di toglierle i pantaloni, non me lo son fatto dire due volte.
Aveva addosso solo le mutandine e mi sono sdraiato su di lei, sentivo il mio cazzo duro che spingeva contro la sua figa… Ma sono venuto ancora.
Il mio arnese era totalmente fuori controllo! Di solito ci baciavamo, ci coccolavamo e ci toccavamo intensamente fino a che ognuno non raggiungeva l’orgasmo.
E a noi questo bastava, finché una notte Caterina mi chiese se mi sarebbe piaciuto tornare alla lavanderia con lei in modo da mostrarmi qualcosa.
Curioso di scoprire cosa avesse in mente accettai.
Abbiamo camminato mano nella mano, vestiti solo con l’intimo (in quanto i vestiti erano dentro alla cesta della biancheria sporca), pronta per essere lavata. Penso che siamo stati entrambi eccitati dal pericolo potenziale che sentivamo nell’essere in quello stato.
Mi spiegò che aveva detto alla mamma che avrebbe caricato lei la lavatrice prima di salire al piano di sopra Quindi ha acceso la lavatrice, per far del rumore che coprisse gli altri suoni, poi sparse un po’ di biancheria, sul pavimento e mi invitò a toglierle le mutandine. Lei allungò la mano e mi tirò giù i boxer e restammo abbracciati a baciarci, per la prima volta, completamente nudi.
Lei scivolò in ginocchio e cominciò a baciare delicatamente il mio membro duro, leccandolo ovunque, era veramente brava!
Io mi chinai a esplorare le sue tette poi ci sdraiammo e potei inserire un dito nella sua figa calda ed umidissima.
Molto delicatamente prende il mio uccello sulle sue mani e lo accarezzò lentamente.
Era evidentemente affascinata da questa nuova esperienza, ma per essere una dilettante stava andando alla grande. In poco tempo, ho sentito una eruzione che stava per zampillare e la vidi esplodere su tutto il suo petto e sul collo.
Chiuse gli occhi e si spalmò tutto lo sperma caldo intorno ai capezzoli. Poi rimase a bocca aperta più volte, inarcò la schiena e fece dei gemiti mentre si masturbava le sue tette scivolose. Vedevo che stava avendo un orgasmo intenso ed io la aiutavo con le mie mani.
Dopo molti minuti di carezze, leccate e ad esplorazioni con mani e lingua, afferrò un asciugamano, si asciugò tutta quindi ripulì anche me.
Si vestì in fretta ed abbandonammo la lavanderia, per non destare sospetti ai genitori.
Quel periodo fu molto infuocato e non perdevamo neanche un attimo per poterci toccare e masturbare.
Ricordo un rapporto sessuale avuto un venerdì di quello stesso anno, quando Caterina mi disse che i suoi genitori stavano accompagnando la sorella ad una visita medica fuori città.
Non sarebbero tornati a casa quella notte ed a lei era stato affidato il compito di controllare la casa.
Caterina mi chiese se mi sarebbe piaciuto andare da lei per preparare insieme la cena. Io ovviamente accettato di buon grado.
Dissi a mia madre che uscivo con gli amici e che sarei probabilmente tornato a casa tardi perché era venerdì.
Arrivai a casa di Caterina sotto una pioggia battente, lei mi aveva lasciata la porta del garage aperta così che passai attraverso il portico per non bagnarmi.
Lasciai la mia macchina nel vialetto, lontana dagli sguardi indiscreti e pettegoli dei vicini mentre lei mi aspettava sulla porta, mi accolse con un profondo bacio alla francese ed ebbi subito la sensazione che la serata sarebbe stata speciale.
Lei era bellissima, era vestita con un maglione attillato di colore rosa, una sciarpa di seta e pantaloni.
All’inizio abbiamo guardato un po’ la televisione e preparammo una cena semplicissima.
Fu dopo la pulizia che mi invitò al piano di sotto, era un posto molto intimo, non c’erano finestre in quella camera, così ci siamo sentiti più al sicuro.
Abbiamo messo subito un po’ di musica e cominciato a baciarci ed accarezzarci.
Ci spogliammo in fretta, eravamo entrambi caldi e pronti, lei si sdraiò e sorridendo allargò le gambe.
Mi inginocchiai e mi baciò; poi continuai a baciarla sino a che non iniziai a leccarla, dal collo, alle sue tette, per arrivare alle sue meravigliose labbra della figa; erano corpose grandi e succulente, aveva un profumo delicato ed arrapante così che feci scivolare la mia lingua nella sua figa, provocando ripetuti gemiti estasiati.
Dopo alcuni minuti lei caldissima, allungò la mano e fece appoggiare il mio cazzo duro sul suo buchetto.
Le chiesi sei sicura? Lei annuì con la testa senza dir nulla. Si trovava in un periodo favorevole perché stava prendendo la pillola da un paio di mesi per regolare il suo periodo fertile, quindi non vi erano problemi.
Fu allora che inserì il mio uccello nella sua stretta figa vergine… poi lo tirai subito indietro, indugiai un po’, ma con ogni spinta andavo sempre più in profondità.
Lei si irrigidiva a causa del dolore, in un primo momento gemette in silenzio, ma poi finalmente sembrò rilassarsi.
Superato il primo momento di imbarazzo comune, ci muovevamo ormai insieme, iniziai succhiando molto avidamentei suoi capezzoli. Il suo seno mi fece eccitare terribilmente e dopo pochi istanti, iniziai subito ad eiaculare eruttando lunghi schizzi di panna calda. Siamo stati quasi sincroni io sono venuto e lei eccitata da me stava raggiungendo il suo orgasmo.
Fu bellissimo raggiungemmo il nostro primo orgasmo insieme, anzi fu fantastico. Nel giro di poco eravamo di nuovo eccitati e pronti ad avere il nostro secondo orgasmo.
Ripetemmo il nostro amplesso nuovamente e arrivammo di nuovo all’orgasmo, ma si stava facendo tardi e decidemmo di salutarci.
Però prima volle che lo facessimo un’ultima volta, ma da dietro.
Si mise allora carponi e le spinsi il mio cazzo di nuovo duro nella sua figa instancabile mentre le stringevo il culo.
Da quella posizione mi divertivo, a giocare con le sue tette dondolanti, le stringevo e le tiravo i capezzoli.
Caterina è venne per primo, e poco dopo la raggiunsi.. è stata stupenda, le sue cosce affusolate le sue natiche piccole e sode, quella figa pelosa che evidenziva le sue labbra succulente ed abbondanti.
Sentii il suo orgasmo bagnarmi l’uccello lo sentii colare fuori dalla sua patatina umida e rimasi così lì dentro per un bel po’… col mio uccello che diminuiva in quell’ambiente caldo ed accogliente. Ogni tanto rimettevo le mie mani sulle sue tettone, le carezzavo mentre sentivo scolare i nostri umori sulle mie gambe.
La sdraiai in orizzontale e la pompai di nuovo … il mio membro si stava di nuovo a svegliare era una sensazione fantastica sguazzare dentro quella carne fresca e profumata… non volevo scendere più.
Poi, finito tutto, ci siamo ripuliti, poi rivestiti ed io, a malincuore sono tornato a casa mia, ma sapevamo che ci sarebbe stato ancora molto e molto di più nei mesi a venire. Avevo già in mente tanti programmi…
un racconto di F. De Sisti