Un giorno d’estate, libero dal lavoro, mi recai in un centro estetico per effettuare il massaggio che da tempo avevo prenotato, entrato, sbrigata la prassi di segreteria, entro nella zona massaggi.

Li conosco la massaggiatrice, si chiama Elena, una mora sulla trentina alta 1.92, peso sui 63 Kg così ad occhio con un fisico curato e snello, forse da pallavolista (per l’altezza), ma con una quarta di seno, un bel sedere pronunciato e un profumo inebriante.

Indossava dei pantaloni neri e camice nero decorato con una linea dorata verticale sul fianco sinistro, era la divisa del centro e le stava benissimo, il tutto si intonava con i suoi lunghi capelli corvini.

Entrai e mi disse di spogliarmi e mettermi disteso sul lettino nella cabina a pancia in giù. Prima di iniziare lei mi aggiustò l’asciugamano che mal copriva il mio sedere, aveva le mani un po’ fredde ma non mi infastidì, poi prese l’olio riscaldato e cominciò a farlo colare sulla mia schiena, l’atmosfera che si stava creando complicava la mia decisione di rimanere impassibile di fronte al suo fisico, la vedevo dallo specchio di fianco e lei, muovendosi, metteva in evidenza le sue forme perfette e il suo ampio camice un po’ scollato e i pantaloni elastici, la rendeva decisamente arrapante.

La vidi allontanarsi per un momento e le luci si fanno soffuse, quindi ritornò e ricominciò a massaggiarmi la schiena, al pensiero che la mossa non fosse casuale, un brivido mi pervase, complice anche la situazione, il suo profumo e l’olio caldo dei massaggi, capì che da lì a poco qualcosa doveva accadere.

Dopo poco si inginocchia sopra di me sul lettino per massaggiare più energicamente le mie spalle e mi posiziona le braccia sopra la mia testa, ogni volta che percorre la mia schiena sento il suo pube che si appoggia su di me; io con le mani cerco di toccarla in qualche modo, ma lei mi allontana e continua con le sue mani a farmi immaginare di tutto, poi a un tratto, avvicinandosi al mio collo mi sussurra un sospiro e inizia a leccarmi l’orecchio.

Mentre mi distrae con la sua lingua mi accorgo che si è già sfilata i pantaloni restando con i suoi slip neri, erano in seta davanti e in pizzo dietro: le sue natiche alte e sode le risaltavano in maniera sontuosa e il camice le copriva a malapena il sedere. Io, ancora prono sul lettino, me la vedevo davanti,  in primo piano e quasi intuivo il suo odore.

Senza dir nulla, lei prende la mia mano destra e me la infila nelle sue mutandine, io rimango un po’ frastornato e confuso, ma è lei che gestisce la situazione e mi guida la mano fino alla sua fessura bagnata, è ancora lei che inizia a spingermi le dita all’interno della vagina, sentii che il suo piacere saliva e così aumentò anche il mio.

Tirò fuori la mia mano dai suoi slip, mi fece girare supino e mi leccò le dita ricche dei suoi umori, da li capii che li massaggio non sarebbe continuato allo stesso modo di prima, la guardai con uno sguardo ancora frastornato di chi non sa ancora cosa le passa per la testa.

Le sue mani iniziano a scorrere sul mio petto e poi sui fianchi, con delicatezza risale sopra di me, le sue cosce si stringono sul mio bacino, poi sento il suo pube sfiorare il mio pene ormai bello duro e rigido, provai a toccarla, ma mi bloccò. Prese la mano sinistra e la fece scorrere fino alle sue mutandine ormai bagnate fradice.

Si scostò gli slip e comincia a muoversi sopra il mio pene con la punta del suo clitoride, sgusciando tra le sue grandi labbra umide e per poi infilarselo in un colpo nella sua vagina con estrema facilità. Subito un tremore unito a un fremito la pervade, lei mi fa completamente suo, gioca col mio pene sulla sua vagina scandendo la sua danza di piacere con movimenti veloci alternati a lente spinte.

Finalmente mi lascia libera l’altra mano e iniziai a prenderla per i fianchi per poi arrivare ai suoi glutei, erano sodi come me li avevo immaginati, erano meravigliosi da stringere e lo feci in una morsa quasi dolorosa, allo stesso tempo eccitante, ora sento che la possiedo e lei capisce che ora sarò io a condurre le danze.

Ci siamo allora seduti, lei ancora sopra di me si dimena sopra il mio uccello, mi aggrappo alla sua schiena e le faccio sentire le mie unghie che entrano sulla sua pelle, lei continua con la sua danza con spinte regolari e reagisce ai miei movimenti del pene, lei fa sempre in modo che possa sentire la sua vagina piena fino in fondo.

Finché sento il suo piacere salire, emette un gemito, forse era troppo forte per il luogo in cui siamo, quindi le metto una mano davanti alla bocca e da li capii che già era fuori controllo.

Dopo poco sentiamo bussare la porta, è la voce della segretaria che chiede se è tutto a posto, con sguardo complice, le allento la mano di bocca ed Elena rispose con un sì molto deciso e un po’ scocciato.

Sentiamo i passi allontanarsi, ci guardiamo entrambi e dopo un attimo riprendo le redini del gioco, quindi di colpo la scanso, scendo dal lettino e, con uno strattone, faccio scendere pure lei, con una mano le sfioro il viso e l’altra le cingo il fianco, poi con un movimento a sorpresa la alzo e la rimetto prona sul lettino e mi posiziono sopra di lei.

Rrifaccio il suo gioco: con una mano le copro la bocca mentre con l’altra lentamente ripercorro la schiena, le sfilo gli slip poi gli infilo il mio pene in maniera decisa senza che se lo aspetti, sento un piccolo sobbalzo, ma evito il suo gemito.
Ormai lei non oppone alcuna resistenza, riprendo il ritmo martellante che lei teneva, a volte mi sdraio sopra di lei e le stringo le cosce tra le ginocchia, la sua vagina, pur bagnata, si stringe ancora di più sul mio pene e lei urla di piacere, seguono spintepiù lente alternate a veloci ripetizioni.

Lei lo sente forte e grande e a un certo punto si irrigidisce, da li capii che non avrebbe resistito ancora a lungo, quindi rallentai le spinte, poi ripresi con un ritmo incessante, avevo anch’io una voglia inarrestabile di esplodergli dentro, ma dovevo resistere.

Sentii dopo poco che un brivido la pervase, i suoi muscoli si irrigidirono e il lettino si inondò dei suoi umori caldi, mi sfilai e la lasciai per un po’ senza forze, poi la girai.

Scesi dal lettino, mi misi in piedi e la feci scendere, le misi le mani sulle spalle e la inginocchiai di fronte a me, le faccio alzare la testa e aprire la bocca, le sue labbra aspettavano con ardore il mio seme caldo che non tardò ad arrivare, così le riempio la bocca.

Ci guardiamo negli occhi e mentre lei ingoia, si passa la mano sul suo pube fradicio dei suoi umori, sfiora il clitoride, insinua le dita nelle sue grandi labbra bagnate e prende quello che ha lasciato del suo orgasmo e lo porta verso la mia bocca e me lo fa assaporare.

Poi si avvicina al mio orecchio e mi sussurra con un tono suadente: “adesso siamo pari”.

Ci rivestiamo e cerco di uscire senza dare troppo a vedere il mio statoinebriato e in tempo utile per non far destare sospetti, saluto tutti e me ne vado, ma con Elena non finisce qui, ne avremo ancora di questi massaggi.

Tratto da un racconto di A P